Ansia in gravidanza e post partum (ovvero Perinatale)

Che assurdità! Preferirei cento volte combattere che partorire una volta sola!

(Medea, Euripide, 431 a.C.)

 

I disturbi d’ansia in gravidanza e nel post parto sono meno conosciuti e studiati della depressione perinatale, eppure sembrano più comuni. Il termine “ansia” fa parte del nostro linguaggio quotidiano e tendiamo ad utilizzarlo per descrivere emozioni di preoccupazione, che non hanno necessariamente a che fare una psicopatologia, quindi è importante operare delle distinzioni:

  • Una componente ansiosa, è comunemente presente in gravidanza e ha la funzione di motivarci a eseguire i controlli previsti, mantenere uno stile di vita sano, sintonizzarci con i nostri segnali corporei per avvertire eventuali problemi o cambiamenti che richiedono ulteriori controlli, sintonizzarci con il bambino e i suoi movimenti. Finchè questa “preoccupazione” non è invadente, non interferisce con lo svolgimento delle nostre attività quotidiane, non compromette le nostre relazioni affettive va bene. Ci serve per avere una visione integrata della gravidanza, ovvero di un periodo di potenziale benessere (se non ci sono complicazioni, naturalmente) in cui però va tenuta presente anche e contemporaneamente la vulnerabilità della madre e del bambino.
  • La gravidanza, specie se è la prima, viene definita “crisi maturativa”, ovvero un momento di cambiamento irreversibile nella vita di una persona: i bambini modificano il corpo, il nostro ruolo sociale, il rapporto che abbiamo con il partner e con la famiglia di origine. Non deve stupire che questo momento possa favorire l’esordio di un disturbo d’ansia, inteso come un senso di preoccupazione invadente, che interferisce con le attività vita e con le relazioni sociali. Una buona parte di disturbi d’ansia tende a risolversi spontaneamente nel corso del primo mese successivo alla nascita del bambino. Questo non vuole assolutamente dire che si può aspettare a chiedere aiuto e più avanti spiegheremo perché: va tenuto presente che il benessere psicologico non è meno importante di quello fisico e non è trascurabile, perché influisce sul feto, sul suo sviluppo e sul suo temperamento. Se l’ansia non è grave e un po’ di supporto può aiutarci a superarla, perché privarsene se serve a costruire il benessere dei nostri bambini?
  • L’ansia in gravidanza può essere presente in continuità con un precedente disturbo d’ansia. E’ quella che definiamo “ansia di tratto” e che si ripresenta proprio per i motivi di cui sopra, ovvero per il fatto che la gravidanza ci espone a nuove forme di fragilità e ci apre ad una vita nuova, di cui non abbiamo conoscenza e su cui non abbiamo totalmente il controllo.

Paure specifiche della gravidanza

Le più più comuni sono:

  • Paura di anomalie fetali (c’è qualche mamma che non è mai stata attraversata da questo pensiero durante la gravidanza?)
  • Paura di morte fetale (come il precedente!)
  • Paura di non essere una madre adeguata (c’è bisogno di riscriverlo?)
  • Tocofobia (paura del parto)
  • Paura di ricevere scarso supporto

Le paure e ansie del periodo post natale sono:

  • Paura per la salute e sicurezza del bambino
  • Paura della morte in culla
  • Paura di ricevere critiche
  • Paura di ricevere scarso supporto

Disturbi d’ansia più comuni

Quello dei disturbi d’ansia è un grosso contenitore, che include problemi specifici, ovvero l’ansia può manifestarsi in modi molto diversi. I più frequenti sono:

  • Il disturbo d’ansia generalizzata, ovvero ansia e preoccupazioni eccessive per eventi e attività quotidiane, in particolare per lo stato gestazionale e per tutto quello che riguarda il bambino, in un modo però che disturba e interferisce con le attività quotidiane della persona.
  • Il disturbo ossessivo compulsivo, più comunemente si presenta con ossessioni di contaminazione e compulsioni di pulizia, nonché di ordine e simmetria. Ma sono anche presenti la paura di fare male al bambino accidentalmente (ad esempio che possa scivolare dalle mani) o volontariamente (ad esempio ferirlo) e questi pensieri intrusivi, di cui la persona conosce l’irrazionalità, alzano moltissimo i livelli di ansia, senza che la persona riesca a porre un limite e per i quali eviterà situazioni che ritiene potenzialmente pericolose.
  • Il disturbo da attacchi di panico, che si presenta in gravidanza in modo simile a come si presenta in altre fasi della vita. Spesso si presenta insieme a sintomi depressivi e tende ad avere l’esordio nel secondo trimestre, ovvero nel periodo in cui si manifestano i maggiori cambiamenti corporei e l’adattamento del sistema cardiovascolare al feto.
  • Tocofobia, paura del parto che si manifesta in modo intenso e debilitante

Perché è importante non trascurare l’ansia in gravidanza? Perché ha importanti effetti sia sulla madre che sul bambino. Rilevare alta intensità e frequenza delle ansie specifiche della gravidanza (quelle elencate sopra) può permetterci di prevedere in modo abbastanza accurato se ci saranno complicazioni ostetriche, come preeclampsia, nausea e vomito più frequenti, incremento del numero di visite ostetriche, preferenza un parto cesareo programmato. E’ stato inoltre rilevato che le ansie specifiche della gravidanza correlano in modo significativo con un aumento del rischio di nascita pretermine. Esiste poi una trasmissione intrauterina di sostanze che mediano la risposta di ansia. Il cortisolo, in particolare, quando presente nel nostro organismo oltre un certo limite, non può più essere inattivato dalla placenta prima di raggiungere il feto, influenzandone gli aspetti temperamentali: nel corso del primo anno di vita infatti tendono a mostrare maggiori difficoltà di autoregolazione, rifiuto del cibo, una maggiore reattività, con pianto intenso e movimenti vigorosi di fronte in presenza di stimoli inaspettati. Questi aspetti temperamentali predispongono il bambino a reagire con paura preoccupazione, esitazione e reticenza in presenza di tutto ciò che è nuovo. Altri rischi riguardano lo sviluppo di problematiche ansiose e depressive in adolescenza e ansia sociale.

L’attaccamento è una relazione in cui si alternano momenti di sintonia tra madre e bambino a momenti di rottura e di riparazione di tale sintonia. La sensibilità materna, che è la capacità che ci consente di sintonizzarci con gli stati emotivi del bambino è la medesima in mamme ansiose e in mamme che non lo sono, quello che cambia tra le due è la sintonizzazione tra madre e bambino di fronte a una situazione di stress.

I padri soffrono di ansia perinatale?

Sì. Ci sono pochissimi studi a proposito, che indicano come l’andamento dei disturbi d’ansia perinatale si manifestino in modo analogo a quello delle madri anche nei padri. Al di là di questo, l’esperienza clinica ci mostra come la transizione alla genitorialità sia un fattore potenziale di stress, che favorisce l’esordio o il riacutizzarsi di un disturbo d’ansia.

Che fare?

L’ansia materna viene generalmente poco ascoltata e riconosciuta. Più spesso ottiene risposte scostanti o che tendono a minimizzare le preoccupazioni, viene addirittura stereotipizzata e non in senso positivo: si pensi alle “mamme pancine”, un modo di ridicolizzare la fragilità delle donne in gravidanza e nel post parto che ha ottenuto tanto successo da trasformarsi in epiteto, purtroppo non solo tra uomini, ma anche tra donne.

Non posso dare il consiglio di “stare tranquille”, perché se fosse possibile comandare a se stessi di farlo, chiunque lo sceglierebbe. Quello che il senso comune giudica ridicolo, però NON LO E’ e va preso con la dovuta serietà, va difeso: se sentite che l’ansia vi tormenta, chiedete aiuto a qualcuno che sia disposto a dare ascolto, a non giudicare, ma anche abbastanza preparato per accogliere questo stato d’animo. L’ansia può essere contagiosa e alle volte persone che ci circondano si difendono, respingendola con rabbia e fastidio o minimizzandola o ridicolizzandola, per prenderne le distanze. Non date ascolto: se non c’è modo di tranquillizzarsi da sole, c’è comunque modo di perseguire il benessere per se stesse e per i propri bambini.

 

 

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