Rassegna stampa – Le petit monde du rock progressif Italien


Post originale su Le petit monde du rock progressif Italien – by Louis de Ny

Ogni tanto esce dalla mia pila di dischi per ascoltare una bella sorpresa. Che tu ci creda o no, non è così comune. Una bella sorpresa è ad esempio Omnia Sunt Communial’album della band spezzina Gruppo Autonomo Suonatori (GAS). Che questo gruppo abbia aspettato il suo turno dal 1997, anno della sua creazione, per avere finalmente la possibilità di pubblicare un disco realizzato tre anni fa, nel 2018, è ovviamente un piccolo miracolo che dobbiamo all’etichetta genovese, Black Widow. Grazie Massimo, grazie Pino. Se parlo di belle sorprese e piccoli miracoli, è perché c’è qualcosa in questo album per deliziare qualsiasi fan del prog italiano nostalgico delle bellezze emerse durante gli anni Settanta. Inoltre, i suoni e i timbri adottati dai musicisti vi ricorderanno gruppi accattivanti come Delirium e più recentemente Panther & Co., Il Cerchio d’Oro e persino Spettri per il lato più hard prog (le parti di tastiera e più in particolare di Organo Hammond su “Beatrice parte II” per esempio), stranamente tutte bande genovesi. C’è senza dubbio una buona ragione per questo, che è dovuta a una tradizione musicale che si perpetua attraverso gli scambi tra musicisti. Perché fin dalla sua creazione il Gruppo Autonomo Suonatori è un gruppo che si esibisce regolarmente sul palco e che ogni tanto accoglie i big della musica prog, come è già successo con Lino Vairetti (Osanna), Tony Pagliuca (Le Orme), Ettore Vigo e Martin Grice (Delirium) o Nunzio Fava (Osage Tribe). Naturalmente vi verranno automaticamente in mente altre reminiscenze più o meno supportate come per la prima parte de “La Regina che è difficile non associare a Le Orme di Aldo Tagliapietra. In modo più diffuso ma comunque”,Opera Prima di Rustischelli & Bordini. Infine, GAS si distingue per incisioni regolari di musiche medievali (“Préludio I”, “Préludio II”) e mediorientali (“Il sacco di Bisanzio”, l’intro di “Beatrice”) che sono altrettante piccole gemme sparse sul intero album.

Con Omnia Sunt Communia non solo ti tufferai nuovamente in questo vintage prog italiano che non ha equivalenti altrove, ma ti rimpinzarai anche di lunghi passaggi strumentali profumando di buoni suoni analogici di un’epoca tristemente passata (“Alice Spring”, “La Regina – il sogno”, “Il richiamo della Sirena”) Nulla mancherà alla vostra felicità, anche i fiati (flauto traverso e sassofono) ne fanno parte. Soprattutto, non iniziare con il titolo finale “Omnia Sunt Communia”. Ascolta questo album in ordine di brani, sentirai il piacere salire gradualmente (!) e una sensazione di legittima beatitudine ti invaderà. Del resto “Omnia Sunt Communia” è una traccia che va guadagnata.

Questa recensione dell’album ha ovviamente un tono molto nostalgico ma gli unici responsabili sono questi musicisti che fanno qui così come i loro illustri predecessori in un totale anonimato a cui non mi abituerò mai quando si tratta di produzioni così belle. Per tutte queste buone ragioni, amici del prog italiano vecchia scuola, scegliete questo album. Ti aspettano 50 minuti di felicità.


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